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Storytelling visivo: come si racconta una storia con le foto

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Per coinvolgere il tuo pubblico nella tua comunicazione ma anche per diletto, raccontare una storia funziona sempre.

Non a caso si sente sempre parlare di storytelling, di narrazione, di storie anche quando si parla di business, di brand e di pubblicità. Le storie ci appassionano e tengono accesa la nostra attenzione e ci permettono di mandare messaggi che vengono percepiti all’interno di un contesto, quindi non solo informazioni da digerire come singoli ingredienti di un piatto, ma sono come una deliziosa ricetta ben preparata, ben impiattata e ben presentata.

Possiamo raccontare con le parole, ma è possibile narrare qualcosa anche attraverso la fotografia e le immagini: pensa ad esempio quando presenti un tuo caso studio, quando racconti di un evento, quando presenti un tuo progetto. Le immagini sono pezzi di storia che se disposte nel modo corretto creano una vera e propria narrazione visuale, e se impari a disporle nell’ordine giusto e con la corretta importanza chi osserva la tua narrazione non vedrà l’ora di vedere tutto per scoprire il finale della storia, mettendo attenzione in ogni passaggio.

In questo articolo ti fornirò alcuni consigli per raccontare con le foto, presi direttamente dal mondo dell’editing fotografico, che non è lo sviluppo digitale o il fotoritocco, ma la selezione finale delle foto che compongono un lavoro, un progetto, un reportage…insomma una storia che vuoi raccontare!

In questo articolo:

  1. La narrativa in fotografia
  2. Lo storytelling visivo per i brand
  3. Come si scrive una storia fotografica?
  4. Apertura o Establishing shot
  5. Azione
  6. Personaggi
  7. Dettagli
  8. Ritmo e momento
  9. Scegliere le foto e la sequenza: editing

 

 

La narrativa in fotografia

Le storie sono il nostro pane. Tutti abbiamo una storia, ci raccontiamo le storie, ascoltiamo quelle deglɜ altrɜ e impariamo dalle loro storie…
La capacità dell’Homo Sapiens di raccontare storie sembra essere alla base del successo evolutivo della specie (se ho capito bene ciò che scrive Harari nel suo libro “Sapiens”).
Ogni storia, vera o inventata che sia, è composta da personaggi e protagonisti, le relazioni tra questi, un’ambientazione, dei fatti che accadono, e un’ordine in cui accadono o vengono raccontati e, dulcis in fundo, il punto di vista di chi narra (che spesso è l’anello che lega il pubblico alla storia e che, se abbastanza forte, ce ne terrà ancorati per ascoltarla, leggerla o guardarla fino alla fine!).

Come in tutti i linguaggi, similmente al cinema, anche in quello fotografico possiamo utilizzare gli elementi di un codice comunicativo, per costruire un messaggio articolato ed inserire tutti gli ingredienti di una storia all’interno di una serie fotografica.
Più fotografie possono quindi essere accostate per comporre un racconto secondo un certo punto di vista, e parlarci di personaggi, ambientazioni, fatti e così via…

Lo storytelling visivo per i brand

A cosa ti serve saper raccontare storie visive per il tuo brand? Nella vita di tutti i giorni hai a che fare con storie fotografiche di continuo: pensa ad un qualsiasi reportage in una rivista, ma anche alle foto che accompagnano gli articoli di un quotidiano, o perfino alle fotografie che vengono postate sui social in relazione ad un contenuto. Queste sono micro storie, ma il concetto è lo stesso!

Se vuoi comunicare il tuo lavoro, il tuo brand, farlo con le storie ti aiuta ad arrivare più profondamente. Con le storie puoi emozionare e far sentire partecipe chi ti sta ascoltando o sta vedendo i tuoi contenuti fotografici.

Nella pratica questo si traduce ad esempio con la creazione di caroselli fotografici sui social, o magari una serie di immagini e video, la struttura di uno spot pubblicitario o un video di presentazione da mettere sul tuo sito, o magari il modo in cui fai vedere un tuo lavoro o descrivi un caso studio sul tuo sito o blog. La sequenza delle immagini (e ovviamente anche dei concetti espresse da testi che associ a queste) è come la struttura logica di questa narrazione.

Come per i le storie scritte, anche con le immagini è necessario considerare alcune tecniche che possiamo in qualche modo definire come se fosse la grammatica visiva con cui scrivere attraverso questo linguaggio: la fotografia.

 

Come si scrive una storia fotografica?

Partiamo dagli ingredienti principali che compongono una storia fotografica, quelli che puoi ritrovare ad esempio in un classico reportage foto-giornalistico:
apertura: è la prima foto, quella che dichiara la situazione, mostra il contesto, che ci fa capire di cosa stiamo parlando
azione: la seconda foto, la più importante! Questo scatto va più in profondità rispetto alla prima foto, e ci dice che direzione prenderà la nostra storia
personaggi: ora è tempo di mostrare i personaggi della storia (non per forza sono persone), far capire cosa fanno, che relazione c’è tra di loro
dettagli: assieme ai personaggi, queste foto aggiungono elementi di contesto, rivelano qualcosa, completano la storia.
Tutto questo deve essere presentato con un ritmo e quindi una sequenza di fotografie in grado di mantenere alta l’attenzione, non annoiare, ma lasciando delle pause per assorbire le informazioni tra una foto e l’altra. Proprio come la punteggiatura ogni scatto ha una sua espressività, è allo stesso tempo sia concetto che codice attraverso cui si esprime.

Più facile a dirsi che a farsi, meglio vedere insieme un esempio!

Qualche tempo fa ho pubblicato un carosello sul mio profilo Instagram per presentarti uno shooting, selezionando una dozzina di scatti da un lavoro più ampio. Si tratta di un racconto di backstage di un set fotografico durante lo shooting di un editoriale di moda per Vogue Portugal (puoi vedere il lavoro completo qui nel mio portfolio).

Per forza di cose non potevo mettere tutte le foto su un unico carosello, ma volevo lo stesso provare a racchiudere in poche slide la storia che ho raccontato di quel giorno con la mia macchina fotografica. In pratica un editing di un editing se consideriamo che anche le foto sul portfolio sono già una selezione di tutto il lavoro consegnato.

Questo è l’editing finale che ho fatto per la micro storia da pubblicare su Instagram, ora vediamo come ho messo insieme questi ingredienti nelle prime foto:

sequenza delle foto nello storytelling visivo

 

Apertura o Establishing shot

La prima foto deve dirci che sta succedendo, dove, di cosa stiamo parlando. Eccola qui come l’ho interpretata io:

 

Cosa capiamo da questa foto? Si vede una modella, deduco che sia una modella dalla posa e i vestiti, e dal fatto che c’è uno stativo con un faro tipico degli studi fotografici, chi se ne intende vede che la modella sta in piedi sul limbo (la parete bianca senza angoli sullo sfondo) quindi capisco che sta avvenendo un servizio fotografico in uno studio professionale (il contesto), e che oltre alla modella c’è anche qualcuno che sta scattando foto (deduco che i personaggi sono due). Vedo parte della scena che dovrebbe essere fuori scena (lo stativo e i cavi), e capisco che l’azione principale sta avvenendo altrove da dove si trova chi osserva. Presumibilmente quindi stiamo per vedere un dietro le quinte di questo momento: qui deduco il punto di vista sulla storia ma non posso esserne ancora sicura, vediamo cosa ci dice la prossima foto.

Azione

Anche se questa parola ti fa pensare a un movimento, l’azione non è per forza qualcosa che sta succedendo, ma può anche essere un cambio prospettiva, una svolta sul punto di vista. Questa foto deve dirci o confermarci qualcosa in più rispetto all’apertura, ma senza ribadire, solo andando più in profondità.

l secondo scatto ci mostra un vestito, probabilmente di alta moda, ma gettato alla bene e meglio in qualche spazio che non ci è mostrato, l’informazione è irrilevante, quello che si vede è disordine, qualcosa che è stato messo da parte, o che sta aspettando di essere usato, in una situazione di caos e fretta. Ricollego la mente alla prima foto: è un servizio di moda, per cui immagino ci sarà trambusto dietro le quinte – ecco! “dietro le quinte”…allora è proprio questo che vedrò, qualcosa che di solito non si vede di un servizio fotografico di moda, che tipicamente produce le foto perfette per antonomasia!

Personaggi

È tempo di mostrare i personaggi della nostra storia, chi sono, cosa fanno, come si relazionano.

In questa foto troviamo due nuovi personaggi, la truccatrice e una seconda modella. La prima concentrata a finire un lavoro, la seconda quasi annoiata dall’attesa, con lo sguardo perso che si fissa nello specchio.
Lo spazio sembra angusto, vediamo la scena da un riflesso, il resto è nascosto dietro a un separè, e ci sono molti oggetti sparsi, calzini arrotolati, scarpe di vario tipo, materiale dello studio…un contrasto tra il mondo perfetto patinato delle foto che si stanno scattando sul set, e la realtà fatta di caos, oggetti ordinari e brutti, fatica e un po’ di noia prima di performare davanti alla macchina fotografica.

Il nostro occhio cerca di costruire e recepire più informazioni possibili, c’è molto in vista, ma la cosa che risalta di più è la relazione professionale tra i due personaggi. Anche se le due donne sono vicine, sono comunque distanti, è un rapporto fatto di concentrazione.

Dettagli

Come abbiamo detto prima, i dettagli aiutano a contestualizzare, continuano a raccontare qualcosa, aggiungono tessere al puzzle.

Altri vestiti, altre scarpe, il gioco di luce sulla gonna ci trasporta in un tulle leggero, che sembra pesante appeso assieme ad altri vestiti nella lista degli indossati da fotografare, manca ancora molto lavoro e la giornata è lunga.
Questo scatto è più “semplice” da digerire degli altri, è più immediato, c’è meno da capire e per questo rappresenta una piccola pausa per chi osserva per fare mente locale di tutto quello che è successo finora.
Le foto che seguiranno, sempre alternando volti, dettagli e il contesto, con un ritmo preciso, ci racconteranno il resto della storia e ci diranno altre informazioni.

Ora la lettura della storia può procedere, chi osserva ha intravisto il punto di vista e lo stile con cui la regia (o per meglio dire l’editor) ha deciso di mostrare le scene: possiamo aspettarci scatti simili ma non sappiamo di preciso cos’altro ci verrà mostrato, quali altre informazioni non sappiamo di questo mondo che da fuori sembra impeccabile ma rivela un retroscena così caotico.

E la storia continua con le altre foto..

Ritmo e momento

Dopo averlo accennato poche righe fa, proprio sul ritmo voglio soffermarmi con i prossimi scatti: oltre alle pause, servono dei momento d’azione, veri e propri, quasi dei colpi di scena o delle situazioni “nuove”.

Nella prima delle due foto, vediamo una scena d’azione: tutto il team sta osservando fuori dalla scena, la modella cattura il nostro sguardo con un dettaglio scoperto del suo corpo (ricordiamoci sempre che ci sono elementi che catturano lo sguardo più in fretta degli altri, a titolo di esempio lo sguardo dei volti, una zona del corpo normalmente non visibile come può essere un seno scoperto o, nel caso questa foto fosse a colori, il colore sgargiante di un fiocco di latex in mezzo a un gruppo di persone vestite di nero), il nostro sguardo però viene portato a girare all’interno del frame, a non fermarsi su un unico punto ma a capire cosa sta succedendo e chiederci “perché tutti guardano altrove?”

Nella seconda foto un contenuto meno forte, ma altrettanto degno della nostra attenzione. è infatti l’unico momento in cui si “vede” chi scatta: la modella lasciata sola, si riposa adagiandosi al limbo, in quel momento si accorge che sta per essere fotografata da me e gioca a imitarmi con le mani a binocolo. Chi osserva questo scatto ha la sensazione di essere stato scoperto, ora siamo dentro la foto anche noi.

Foto come queste tengono alta l’attenzione e l’aspettativa, ci inducono a seguire un ritmo. Se mescolate e messe in sequenza con altri elementi del racconto rappresentano i punti esclamativi della nostra storia, continuando a darci nuove informazioni su ciò che non sempre si vede nello scatto (sta succedendo qualcosa o c’è qualcun altro fuori dall’inquadratura).

Scegliere le foto e la sequenza: editing

Ogni storia può essere costruita in modo diverso, secondo linguaggi e immaginari diversi. Ci sono storie raccontate in modo seriale (tanti scatti simili di personaggi diversi), storie raccontate per metafore con situazioni inventate o creative, storie che rappresentano e documentano una situazione reale o cronologica.

In questa mini lezione di narrativa ci siamo concentrati soprattutto su come ordinare e mettere insieme le parti di storia più che sul contenuto della storia, che ha altrettanta importanza!
Se ci pensi anche le migliori barzellette vengono rovinate se sbagli a raccontarle, l’abilità dello storyteller sta nel ritmo e nella sequenza!

Grazie a questi concetti di editing anche tu puoi costruire il tuo carosello, la tua serie di foto, la galleria di presentazione di un tuo progetto tenendo in considerazione tutti gli elementi della narrativa fotografica.

Saper selezionare le foto, eliminare quelle che non servono (che spesso è molto difficile perché ci siamo quasi affezionati ad alcuni scatti), ordinarle secondo una logica narrativa, è un lavoro che completa qualsiasi produzione fotografica, dal progetto autorale, allo shooting di branding, al reportage di un evento…o molto più semplicemente anche il tuo feed social. Come dico sempre, se metti tutte foto simili vicina l’una all’altra lo sguardo si annoia, se metti foto a casaccio sembrerà in disordine: quando più foto stanno vicine anche se arrivano da shooting diversi, è bene pensare a che effetto darà alla vista l’insieme che crei, perché sarà quello il messaggio che trasmetterai!

L’editing non è una cosa semplice, persino i grandi fotografi si confrontano continuamente con grandi editor per costruire la storia del proprio progetto, e in questo il confronto è sempre un momento di crescita e flessibilità di punto di vista, perché va ricordato che il punto di vista che ci interessa di più in fotografia è quello di chi guarda la foto e ne trae un messaggio.

Se ti piacciono questi contenuti, trovi interessante imparare a comunicare con le immagini allora non puoi proprio aspettare di iscriverti alla mia newsletter Cartoline dove due volte al mese approfondisco queste tematiche e le rendo facili da comprendere con esercizi da mettere in pratica e tante ispirazioni per parlare del tuo lavoro con le fotografie! C’è anche un grande regalo per, scopri di cosa si tratta qui!

 

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Ciao, sono Francesca

Mi occupo di personal branding e storytelling visivo per catturare l’essenza della tua identità e farti connettere più spontaneamente con le persone che desideri, facendo chiarezza sulla tua unicità. Scatto immagini che raccontano la personalità e il carattere di freelance e piccole attività che vogliono fare la differenza.

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